MARTIN MARGIELA — MISTERIOSO E GENIALE
Martin Margiela è uno dei personaggi più misteriosi, eppure noti in ogni angolo del globo, nel campo della moda una mente creativa che ha rivoluzionato i dettami fashion dando forma a capi destrutturati e giocati sugli opposti. Abiti di forte impatto visivo, che denotano il talento di Margiela nel precorrere i tempi e nello stabilire nuove tendenze Margiela ha raggiunto la fama internazionale pur conservando un’attitudine schiva e allergica ai riflettori. La medesima che l’ha condotto ad abbandonare la scena della moda in silenzio, senza alcun annuncio pubblico. Ha fondato il suo brand nel 1988 e ha basato tutto sulle sue creazioni. Non si è mai fatto fotografare, né intervistare di persona: rispondeva alle domande dei giornalisti tramite fax. Anche l'etichetta dei suoi abiti era vuota o presentava solo un numero cerchiato. Per il fashion designer le collezioni erano tutto: non doveva esserci altro, nessuna distrazione, nessun suo coinvolgimento personale, se non nell'atto di creare. Fu il primo stilista a far indossare alle modelle delle maschere che celavano il loro viso, per far sì che in primo piano ci fosse solo il look protagonista. E tutto questo accadde in occasione del lancio della collezione autunno inverno 1995 1996, nell'era delle top model, quando le recensioni erano tutte incentrate su chi sfilasse invece che sui capi. Ci sono pochi fatti accertati sulla sua vita: si sa che è nato il 9 aprile 1957 nel Belgio Orientale, precisamente a Genk, piccolo centro industriale. Nel 1979 si diploma alla Royal Academy of Fine Arts e si trasferisce subito a Milano, dove lavora come freelance fino al 1984, quando si reca a Parigi per lavorare come assistente di Jean Paul Gauthier che disse questo di lui:”Io già sapevo che era bravo, ma non capivo a cosa mirasse”. E’ proprio nel periodo della collaborazione con il maestro Gauthier che il giovane designer intuisce quanto sia gravosa la fama: costantemente sotto l’occhio dei riflettori e degli obiettivi dei paparazzi che non ti lasciano mai in pace.Nel 1982 accade una cosa che segna profondamente la sua vita: l’incontro con Jenny Meirens, sua partner e amica. Jenny è la proprietaria di una boutique di moda a Bruxelles, nota anche per il supporto dato ai giovani stilisti. Ed è lei a organizzare una conferenza stampa nella sua boutique per Rey Kawakubo and Comme des Garcons che lo stesso Margiela era solito frequentare. Questo incontro diventa un punto di svolta nella vita di Martin. Jenny dichiara che il suo lavoro è unico e nel 1988 insieme creano il brand Maison Martin Margiela (MMM). La spettacolare sfilata della collezione primavera-estate del 1989 chiarisce a tutti che Margiela non è un appassionato cultore del conformismo. I Tessuti totalmente trasparenti con un motivo simile a un tatuaggio, gli abiti-grembiule abbinati a giacche da sera, i bordi grezzi e i fili pendenti: tutto questo sperimentalismo provoca la reazione dei critici che definiscono lo stilista come un distruttore dei vestiti. Il brand intanto continua a crescere e apre una sede nel centro di Parigi, la capitale della moda. Per l’eccentrico stilista ogni occasione è buona per stupire. E infatti le sfilate si svolgono nelle strade, nelle stazioni della metropolitana e addirittura nei campi e all’ingresso delle abitazioni. Gli inviti vengono inviati su telegrammi, pezzi di carta con numeri di telefono, sulle cartine di Parigi e persino sulle tazze di caffè monouso. Alla sfilata del ’94 si mostra in pubblico per l’ultima volta. Nonostante i visual shockanti e la stravaganza, Martin non hai mai perso il contatto con la realtà circostante. Una volta disse anche che “La moda è un mestiere, non un’arte”. Intanto nel 1997, a sorpresa, diventa il direttore creativo di Hermés. La società è stata rilevata dal Gruppo Diesel all’inizio del millennio e ha subito diversi cambiamenti. Diesel si aspettava più collezioni commerciali e un approccio più orientato al profitto. A seguito dei conflitti che ne sono derivati, Martin Margiela ha finalmente lasciato l’azienda nel 2009 e, dopo l’annuncio della perdita, un team interno anonimo di designer ha assunto la gestione dell’etichetta. Sebbene Margiela abbia espresso il desiderio di affidare la gestione al designer di moda del Belize Raf Simons, un team di designer che aveva già lavorato con Martin Margiela ha creato le collezioni fino al 2014. Dopo l’abdicazione di quest’ultimo, il presidente del Diesel Group Renzo Rosso ha nominato il controverso ex designer John Galliano direttore creativo della Maison Martin Margiela. Ma il genio di Martin Margiela continua a far parlare di se: Proprio nei giorni scorsi è stata finalmente inaugurata la mostra curata dal designer e artista belga presso la fondazione Lafayette Anticipations di Parigi. Oltre 20 opere d’arte che esplorano alcune delle ossessioni dello stilista che al tempo esorcizzava attraverso le sue collezioni: il passare del tempo che crea e distrugge, i capelli e le parrucche – Martin è cresciuto in una famiglia di parrucchieri e la sua infanzia l’ha trascorsa nei saloni di famiglia – i silenzi, l’invecchiamento e la mondanità, dalla quale è sempre fuggito. Una mostra quasi irrazionale che riflette il tema dell’ossessione. Una disposizione a labirinto dove domina l’assenza, in cui il pubblico entra attraverso una porta nascosta sul retro venendo catapultato direttamente nei tormenti dell’artista/designer. Tante delle opere d’arte esposte sono nascoste da casuali coperture o tende che vengono rimosse totalmente a caso dagli addetti della fondazione. “È una forma di metafora, un’analogia dell’idea di una ricerca esistenziale, il senso della vita”, ha detto Rebecca Lamarche-Vadel, direttrice della galleria. Un tentativo catartico di andare a scavare nei capitoli vuoti della nostra vita. La mostra infatti non ha titolo proprio per accentuare questa catarsi e lasciare al fruitore la massima libertà interpretativa. Una fermata dell’autobus antropomorfa, enormi teloni con stampe trompe l’oeil, cinque sfere a mo’ di teste caratterizzate da 5 tonalità diverse di colore dei capelli che simboleggiano proprio il passare inesorabile del tempo e gli effetti che ha sul corpo umano, queste alcune delle opere realizzate da Martin Margiela per la sua prima personale in assoluto. Come da prassi consolidata in tanti anni nel mondo della moda, il designer belga non era presente all’inaugurazione e non ha rilasciato interviste. Anche in questa “nuova” carriera da artista, Margiela resta nell’anonimato. La prima mostra d’arte di Martin Margiela a Parigi resterà aperta al pubblico fino al 2 gennaio, successivamente è in programma un tour mondiale che inizierà molto probabilmente in Cina. Per vederla in Europa dovremmo aspettare presumibilmente la metà del 2022.
a personal wardrobe — photography Guido Verelst
As your self — Martin Margiela — photography Mark Borthwick instyle news magazine ryukot sushin 6 june 2002 vol 468
AW 1990/91 Regina magazine — photography Ronald Stoops
Backless top made from labels of used clothes SS2001 — Photography Ronald Stoops
Colette Maison Martin Margiela — photography Pierre Bailly — i-D magazine no.285 march 2008
Duvet coat AW1999/2000 —photography Maison Martin Margiela
For dedicated followers of fashion — Laetizia Venezia Martin Margiela — photography Michel Momy — i-D the kinetic issue no184 march 1999
Kristina De Coninck, an unfinished square off fabric was transformed into a dress with an irregular hemline — SS1997 photography Ronald Stoops
Maison Martin Margiela AW1996/97 — photography Marina Faust
Margiela in Las Vegas — photography Terry Richardson —Instyle news magazine ryuko tsushin vol468 june 2006
Martin Margiela AW1990/91 — photography Ronald Stoops
Martin Mmargiela for Hermes —FW1999 photography John Midgley Dutch 17 1998
Martin Margiela photography kitayama studio voice vol 271 july1998
Martin Margiela SS1998 snapshots photography Monica Ho Margiela the Hermes years book